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I grandi architetti Borromini e Bernini

Martedì 16 Maggio 2023 05:42 Maria Fanizza
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I grandi architetti Borromini e Bernini Maria Fanizza


Il regista Gianni Troilo, presenta questa sera a Polignano al Vignola alle 19,30,Borromini e Bernini,affascinato da sempre dai talenti traboccanti, S’intitola Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione, soggetto di Luca Lancise, prodotto da Sky e Quoiat Films e distribuito da Nexo Digital nella stagione della Grande Arte al Cinema, rimane nelle sale solo 3 giorni dopo aver debuttato ieri e poi sarà visibile su Sky. e racconterà di come è arrivato a questa storia, dopo aver percorso le biografie di artisti, opere e imprese nei suoi film precedenti Frida. Viva la vida, Le Ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce ePowerof Rome
 Â« Prima di iniziare, Borromini lo conoscevo davvero il giusto. «Borromini era un eccentrico, una specie di Gaudì del Seicento, si vestiva alla moda spagnola del secolo precedente, era demodè, decadente, con quest’aria oscura se ne andava per le vie di Roma,come l’Amadeus di Forman, un po’ Joker, un po’un outsider. Francesco Borromini non ha nemmeno vent’anni quando arriva a Roma a piedi da Milano, lasciando il lavoro di scalpellino al Duomo per provare a lavorare nel cantiere più prestigioso del suo tempo, quello della futura Basilica di San Pietro. Nell’inseguire il suo sogno entra in conflitto con il Bernini e la loro rivalità è una delle più note della storia dell’arte. «Borromini è il più anticontemporaneo di tutti nel senso che, in un’epoca in cui anche gli artisti provano a lavorare sull’adesso, sul successo immediato con i committenti, lui vi entra in conflitto, lo fa anche con Innocenzo X, il papa che abbraccia la sua opera, le sue scenate sono epocali, minaccia di buttarsi nel Tevere, molti lo evitano. Borromini e Bernini sono due personalità e due artisti antitetici, che insieme definiscono il barocco romano. Sono impegnati in una gigantesca partita a scacchi, la scacchiera è Roma e i pezzi sono monumenti incredibili con cui si sfidano; la città all’epoca è particolarmente poco abitata, centomila abitanti appena, e i monumenti si trovano addensati in aree ristrette; un clamoroso botta e risposta tra loro, chiese che distano tra loro solo 300 metri, architetture in dialogo » . La partita si snoda per le vie di Roma, tra Palazzo Barberini, San Pietro, San Carlo alle Quattro Fontane, Sant’Andrea al Quirinale, l’Oratorio di San Filippo Neri, la Basilica di San Giovanni in Laterano, piazza Navona, la Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, Villa Adriana a Tivoli e si spinge poi alla Villa- giardino di Paolo Portoghesi a Calcata, Viterbo.


« A lui – aggiunge Troilo - va ascritta una straordinaria invenzione: capisce che da scolpire non ci sono soltanto marmo e pietra ma anche il vuoto, lo spazio, ed è quello che fa nelle sue opere, li deforma, disorienta e orienta lo spettatore, produce un’arte non passiva, che sfruttava la teatralità come effetto sorpresa, richiedendo uno sforzo notevole, talora umiliando chi guarda quando non riesce a risolvere il rebus geometrico degli edifici. Il tragico suicidio è la sua ultima sua opera, fa però in modo di non morire subito per confessare quello che ha fatto, per essere ammesso al regno dei cieli, vuole rispondere a Dio, è lì che tende la sua arte ed è lì che vuole arrivare lui stesso liberato dalla carne » . A dar vita a questo viaggio, oltre ad Antinori, ci sono gli attori Pierangelo Menci e Antonio Lanni. Inter-vengono gli esperti: il critico d’arte e regista Waldemar Januszczak, l’architetto e accademico Paolo Portoghesi, il professor Jeffrey Blanchard della Cornell University di Roma, il professore Giuseppe Bonaccorso dell’Università di Camerino, la curatrice e critica d’arte Aindrea Emelife, la docente di Storia dell’arte alla American University di Roma Daria Borghese. La colonna sonora originale è firmata da Remo Anzovino, le macchine sceniche sono di Deni Bianco.

Ultimo aggiornamento Martedì 16 Maggio 2023 05:47

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