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Una storia toccante

Giovedì 03 Aprile 2014 11:08 Maria Fanizza
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Maria Fanizza

 Bari 2 Aprile 2014 Teamigrtro Petruzzelli.

Il giornalista Fabrizio Gatti, ieri al Petruzzelli, a Bari ha presentato una storia molto toccante: quella di tanti bambini siriani partiti dal loro paese per raggiungere l'Italia.

Gatti ha esordito chiedendo in modo provocatorio “Voi dove eravate il giorno 10 Ottobre 2013 alle 10 di sera ?” Ed ha iniziato a raccontare : "Un peschereccio stracolmo di bambini con i loro genitori parte dalla Libia, navigando lungo la costa verso la Tunisia, così da poter poi raggiungere Lampedusa o la Sicilia.Sono un gruppo di medici e ingegneri che scappano dalla Siria, dove sono impegnati, invece che come medici specializzati, come estrattori di proiettili dai corpi dei soldati. Il loro desiderio é quello di andare in Svezia, per ottenere il visto di soggiorno che viene concesso solo a chi risiede nel paese della penisola scandinava o andare negli Emirati Arabi o in Egitto, ma anche lì vige la stessa regola».
«Milleseicento dollari per poter arrivare in Italia. Su una carretta stracolma, l’1,6 per cento di rischio, calcolato studiando da internet le percentuali degli sbarchi in Italia, e perciò vale la pena rischiare e fare quel viaggio».


Gatti narra le ore in barca di quelle famiglie. «Si parte all’una di notte. Dopo poche decine di minuti una motovedetta chiede lo stop e il ritorno a Zuarae intima di andare al di fuori del porto - per poterli rapinare probabilmente - Sparano in aria, il peschereccio riesce ad oltrepassare le cime lanciate in mare dai militari per mettere fuori uso l’elica. Dopo poco, una nuova motovedetta. Ancora spari e poi con l’aurora la vedetta libica va via. Ci sono feriti e il peschereccio è danneggiato. Entra acqua e le due pompe di sentina funzionano male, una è rotta. Sono le 10,30. Il papà di Naja chiama il numero d’emergenza internazionale e spiega quanto é accaduto. Chiede soccorso a Roma e comunica la posizione nave». Comincia qui l’odissea di queste persone ,é passata la mezzanotte e nessuno arriva. Il papà di Naja richiama l’Italia chiedendo nuovamente soccorso. Richiamano ancora alle 12,39 di venerdì 11 ottobre. La persona che risponde prende nota. Malta dista 218 miglia mentre Lampedusa la metà circa. Ai migranti viene però detto di chiamare Malta, che, contattata, prende tempo mentre il papà di Naja con il suo telefono satellitare continua incessantemente a richiedere soccorsi alle autorità italiane e maltesi . Nel primo pomeriggio, gli avvenimenti precipitano: al posto di una nave, Malta invia un aereo  Poco prima delle 17,00 una donna incinta partorisce a bordo. Il bimbo lo chiamano Mambruk, augurio. La nave italiana Libra è a 10 miglia marine dal peschereccio, 30 minuti circa di navigazione, ma resta ferma in attesa che qualcuno dia un ordine, Il finale Gatti lo affida alle immagini dei video realizzati durante le tardive operazioni di soccorso dalla Marina Militare Italiana.Muoiono uomini, donne e bambini.
Un bambino di dieci anni prende la parola quasi piangendo: « Perché le autorità maltesi non hanno inviato una barca invece dell'aereo? Con una barca potevano salvarli tutti».
«Se alla radio della guardia costiera maltese e italiana ci fossero stati dei bambini, i 260 migranti che chiedevano aiuto, 100 miglia a largo di Lampedusa, mentre il peschereccio sul quale si trovavano stava affondando, si sarebbero salvati», risponde Gatti al bambino.

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