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Il mare Mediterraneo unisce i popoli

Domenica 27 Agosto 2023 07:01 Maria Fanizza
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Il mare Mediterraneo,unisce i popoli Maria Fanizza Domani a Conversano la due giorni di letture poetiche Si parte con Giuseppe Goffredo: “ Dobbiamo accogliere e aprirci al dialogo culturale. Il Mediterraneo è l’elemento che riannoda le fila del discorso. Accade così che, domani e martedì, nel chiostro di San Giuseppe a Conversano, palcoscenico della rassegna Poesando si sono dati appuntamento decine e decine di poeti pugliesi e meridionali, insieme per cercare di restituire un ragionevole quadro sullo stato della poesia nel Mezzogiorno (su iniziativa del settimanale Fax e del Comune di Conversano).Il Mediterraneo e il suo naufragio: è il titolo della lettura e conversazione che avrà per protagonista lo scrittore e poeta Giuseppe Goffredo. A partire dai versi custoditi fra le pagine del suo poema Nelle voci del mare perdute. L’ala di chi arriva e l’ala di chi deve farsi riva ( Poiesis), Goffredo imbastirà un reading e un dialogo con il giornalista Michele Lorusso, cui farà seguito una prima maratona di letture di versi affidate alle decine di poeti che animeranno entrambe le serate ( a ingresso libero). « I fenomeni migratori, vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere » sono le parole pronunciate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, appena l’altro giorno al Meeting di Rimini: « È necessario rendersi conto che soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il crudele traffico di esseri umani » . Parole che rivendicano tutta l’urgenza e l’attenzione sulla questione Mediterraneo perché si vada oltre il suo ingrato ruolo di mare diventato cimitero dei migranti, proprio come va rivendicando da decenni Goffredo. «La frattura tra Italia ed Europa premette il poeta - e i popoli che stanno dall’altra parte è stata sempre sul limite del pregiudizio e della superbia, ovvero: quelli dell’altra riva chi sono? La nostra civiltà, la nostra cultura, la nostra letteratura sono superiori. Per questo li abbiamo conquistati, colonizzati , sfruttati. Questo l’antico e irrequieto pregiudizio dell’Italia e dell’Europa che, con il suo eurocentrismo a sfondo razzista, non ha mai digerito (elaborato) fino in fondo la sua pulsione coloniale».

Dev’essere per questo che lo stesso spazio della commozione e del cordoglio per i migranti morti in mare è sempre durato poco più di un attimo, nelle rive della Calabria insanguinata l’inverno scorso per il naufragio di Cutro come per le vittime annegate quest’estate delle quali si è perso il conto. Eppure a interrogarsi su chi fossero quelliugu che si trovavano dall’altra parte, lungo tutte le rive del Mediterraneo - dalla Grecia e dalla penisola balcanica fino al Nord Africa e al Medio Oriente - e di quali culture fossero portatori almeno 40 anni fu proprio Goffredo. A cominciare dall’esperienza di Poesia in chiostro, un festival che vide la luce nel 1983 a Conversano dove si tenne per 10 anni fino al 1993. «Dopo l’esperienza di Castelporziano - ricorda Goffredo - fu il primo festival di poesia e letteratura a vedere la luce e a tenersi con continuità in Puglia e nel Mezzogiorno. L’ambizione fu dare vita a un’occasione che vedesse lettori e poeti incontrarsi nella forza evocativa dei versi e, soprattutto, ascoltarsi e parlarsi a vicenda » . Per palcoscenico il chiostro di San Benedetto fu così che, a Conversano, giunsero poeti come Dario Bellezza, Ignazio Buttittta, Patrizia Cavalli, Amelia Rosselli e Valentino Zeichen. Accanto a loro le allora nascenti voci poetiche pugliesi più autorevoli, da Tommaso Di Ciaula a Vittorino Curci, e soprattutto, racconta Goffredo, decine di autori greci a cominciare da Titos Patrikios. Più tardi, a continuare il discorso sul Mediterraneo ma oltre i confini della poesia e dello spazio letterario, nacquero nel 1995 in Valle d’Itria i Seminari di Marzo per ospiti intellettuali come Predrag Matvejevic, Serge Latouche eFranco Cassano. Finché la parola Mediterraneo non ha iniziato, suo malgrado, a diventare un’etichetta moltiplicata in ogni dove. Solo che quel dialogo con l’altra riva Goffredo non l’ha mai interrotto. « Nei versi di Nelle voci del mare perdute - chiarisce - ho tentato di restituire una soggettività culturale, spirituale e umana ai volti senza nome di chi approda sulle nostre rive. È stata una ricerca dentro e fuori di me, a partire dalla consapevolezza che la Puglia è stata ed è una terra di migrazione. Ieri quella dei nostri padri emigrati al Nord e nel resto del mondo, oggi quella che, a partire dall’avvio dell’esodo albanese nel 1991, si è ritrovata a diventare terra di accoglienza. Da qui lo sforzo di ricostruire il rapporto, attraverso la parola poetica, fra cultura e civiltà del Mediterraneo per ritrovare dentro me gli altri » . Un atto culturale e umano di accoglienza, dunque. «Come poeta non mi stanco di allargare lo sguardo a chi è costretto a lasciare la propria terra, per migrare su questa riva, spesso naufragando nelle acque del rancore e dell’indifferenza. Ancora oggi ritengo che solo la conoscenza e l’interscambio possano attenuare i pregiudizi e aprire alla condivisione e frequentazione reciproche. Nessuno nel Mediterraneo può vivere contro l’altro».

Ultimo aggiornamento Domenica 27 Agosto 2023 15:28

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